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Maestro. Maestra.

Sono parole che impariamo molto presto, che entrano a far parte del nostro lessico familiare e che rimangono con noi per tutta la vita. Derivano da major, la radice latina che indica grandezza, “il più grande”. Quanto ci sembrano grandi i nostri maestri quando li guardiamo dal basso della nostra infanzia.
I maestri — ben diversi dai professori — sono parte integrante della nostra storia. 
Cresciamo e ci formiamo accompagnati dalla loro voce, dai loro gesti, dai loro insegnamenti; ricoprono un ruolo importante, anche se ce ne rediamo conto solo un po’ dopo, quando cresciamo, quando ormai siamo lontani.

La mostra, inaugurata in occasione della seconda edizione di Pedagogie dell’essenziale dedicata proprio ai maestri, è un omaggio e un ricordo dei tanti modi di fare ed essere a scuola, in particolare in montagna.

Le storie che abbiamo raccolto sono anche storie di lotta, di resistenza, di vocazione e di diritti. Sono storie di donne e di uomini che hanno lasciato un segno nelle comunità in cui hanno vissuto e lavorato. Che hanno dato vita a piccoli o grandi musei perché la memoria non si perdesse, perché il futuro potesse essere scelto in base al passato, con consapevolezza e libertà.

Questa mostra nasce dal desiderio di ascoltare le voci di chi ha fatto questo mestiere: maestri e maestre che, anche se non sono stati i nostri, rimangono un po’ i maestri di tutti, a tutte le età.