Museo Etnografico di Bomba

Il Museo

Il Museo Etnografico Bomba, un piccolissimo comune abruzzese in provincia di Chieti, viene inaugurato nel 1990. La sua fondazione è esito di una riflessione cominciata da Giuseppe Caniglia, allora insegnante di scuola media e ancora oggi direttore del museo.
Come potrete sentire nel suo intervento, tra i materiali della nostra mostra, l’idea originaria ha preso forma solo grazie all’amore dei ragazzi e degli insegnanti che si sono impegnati per realizzarla: la scuola è stato il luogo da cui tutto è cominciato. Giuseppe si rese conto che, quando parlava del futuro lavorativo e dei percorsi che avrebbero potuto intraprendere, i suoi ragazzi mostravano un vuoto di conoscenza verso tutte quelle attività tradizionali che stavando scomparendo. Tanti oggetti, che ancora possedevano nelle loro case, stavano diventando muti, pur essendo a portata di mano. Il museo nasce dalla volontà di ridare un nome – in italiano e, soprattutto, in dialetto – ma anche una storia, a questi oggetti.

Nel percorso espositivo del museo, che ha visto una recente ristrutturazione e ampliamento dei suoi spazi, è presente anche una tappa dedicata alla scuola. Lì sono esposti anche molti giochi con cui i bambini e i ragazzi erano soliti divertirsi, socializzare, affrontare le prime sfide della loro vita. Uno di questi è il gioco della “Lippa”, di cui Giuseppe Caniglia ci ha fornito una descrizione puntuale e che riportiamo.


Intervista a Giuseppe Caniglia

La lippa tenuta in posizione di lancio da Giuseppe Caniglia

Lippa (scùrzələ)

Giocatori: due

Materiale: un’asta di cm 40 circa di lunghezza e 2,5 cm di diametro; un’asticella dello stesso
diametro ma di 20-25 cm di lunghezza appuntita da entrambe le parti.

Si faceva la conta e il giocatore prescelto che indichiamo con A) prendeva il pezzo più lungo di bastoncino e lo poggiava ad angolo vicino ad un muro o ad una pietra alta 20-30 cm che era stata messa apposta per poggiarvi la mazza (lippa, scùrzələ, ecc.). Quindi, da una distanza di 15-20 metri, prendeva la mira per colpire la mazza con il pezzo piccolo (lippino, piùvəzə, scurzələ ecc.).
Se il giocatore A non riusciva a colpire la lippa, il gioco passava al compagno (B).
Se invece A colpiva la lippa egli aveva diritto a dare tre colpi al lippino per mandarlo il più lontano possibile dal punto di partenza dove la mazza era stata colpita. Per fare ciò il giocatore prendeva la mazza e vibrava un colpo misurato a una delle estremità appuntite del lippino che, se il colpo era assestato bene, si alzava in alto girando su se stesso e, mentre cominciava a riscendere per forza d’inerzia, il giocatore doveva colpirlo al volo per mandarlo il più lontano possibile. Così doveva fare con gli altri due colpi a disposizione. Quindi, dopo il terzo colpo, raccoglieva il lippino e, dal punto in cui era caduto dopo il terzo colpo di mazza, cominciava a contare fino ad arrivare al punto di partenza. La conta del punteggio si faceva a voce alta tenendo in mano la mazza: ogni tre mazze sommavano un punto, es: uno-due-uno, uno-due-due, uno-due-tre, uno-due-quattro, uno-due-cinque e così via.
Era stabilito il punteggio minimo di 51 punti: chi ci arrivava prima aveva diritto ad essere portato a cavallo (a 51 la cavalléttə). La distanza da percorrere (andata e ritorno) ve niva stabilita dal lancio del lippino con un colpo di mazza. Più il lippino andava lontano, più la ”cavallata” era lunga. In genere giocavano tra di loro i coetanei perché diversamente, era un problema per uno piccolo portare sulle spalle un compagno più grande specialmente se la distanza era notevole.

La parte di allestimento museale dedicata alla scuola

Pennini

L’Orto del Littorio

Foto del Museo Etnografico di Bomba