Museo Ettore Guatelli

Il Museo

Il Museo Ettore Guatelli per la sua storia, per la complessità e i contenuti, può essere considerato una pietra miliare della stagione dello spontaneismo museale e un caso emblematico per lo sviluppo della museografia demoetnoantropologica italiana; un museo definito da Guatelli stesso “il museo dell’ovvio, del quotidiano”. Come spesso accadde in questo casi, le forme di collezionismo, le vicende biografiche e quelle della sua raccolta-museo si intrecciano e si completano a vicenda.Il museo è l’uomo che l’ha creato: il maestro di Collecchio Ettore Guatelli.

Ettore nasce nella campagna parmense il 18 aprile 1921, primogenito di una famiglia contadina di mezzadri del podere “Bellafoglia”. A causa di una malattia, che lo accompagnerà tutta la vita, non può svolgere il lavoro agricolo e anche il suo percorso scolastico è travagliato. Dopo l’8 settembre del 1943 Guatelli diserta l’esercito, dov’era di leva, partecipa al movimento antifascista e in quegli anni conosce il poeta Attilio Bertolucci che sarà una delle personalità fondamentali per la sua formazione. 

Negli anni Settanta la sua attività di collezionista assume un’importanza crescente e si diffonde in tutto il territorio nazionale stimolando la curiosità di artisti, esperti e accademici, complice il rinnovato interesse per la vita e la cultura contadina.

Ettore Guatelli pensava al suo museo come un continuo processo di sperimentazione che potesse abbracciare svariati ambiti, spaziando dalle discipline demoetnoantropologiche all’istallazione artistica, da forme innovative di design spontaneo e scrittura creativa con gli oggetti, fino alle tecniche di pedagogia attiva e di narrazione mediante l’utilizzo del patrimonio culturale materiale e immateriale.

Oggi la casa-museo Ettore Guatelli, diventata Fondazione Museo Ettore Guatelli alla sua morte, presenta sessantamila oggetti esposti, ai quali si aggiungono quelli contenuti in container-magazzini- “i giacimenti”.   

Attraverso il suo museo, il maestro Guatelli ha insegnato a generazioni di giovani che la scuola è il mondo:

Ma se l’unico sapere dell’uomo fosse quello scolastico, non saremmo paurosamente più poveri? Non ci manca forse gran parte di un sapere acquisito direttamente col fare e col toccare, cioè con l’esperienza?


Intervista a Pietro Clemente

Intervista a Mario Turci

Fotografie: Enzo Ragazzini e Museo Ettore Guatelli